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Trento, 18 agosto 2005
SI’ ALL’UNESCO? NO A PINZOLO!
di Roberto Bombarda, consigliere provinciale dei Verdi e Democratici per l’Ulivo
pubblicato sul Trentino di giovedì 18 agosto 2005

“L’idea del patrimonio comune dell’umanità si sostanzia nella considerazione che un monumento, un agglomerato urbano, un ambiente naturale, pur appartenendo territorialmente e amministrativamente alla nazione nella quale si trova, in realtà coinvolge la sensibilità, l’immaginazione e la cultura di tutti i cittadini del mondo”. Con queste parole il giurista Marco Manganella riassume la portata della convenzione internazionale del patrimonio mondiale dell’Unesco, alla quale la Provincia di Trento ha inteso aderire con la conseguente richiesta del riconoscimento di “patrimonio dell’umanità” per i gruppi montuosi dolomitici. Affinché un ambiente naturale sia tutelabile – ricorda la convenzione - deve rivestire i caratteri di eccezionalità, deve trovarsi in pericolo grave e ciò deve essere avvertito dalla comunità internazionale. Ebbene, le Dolomiti trentine assommano certamente tutti questi valori e significati. Purtroppo è da rilevare che con il collegamento Pinzolo-Campiglio e con lo scempio paesaggistico della Marmolada il Trentino non ha compreso la reale portata dell’operazione Unesco. Partiamo dal primo caso. Con un anno di ritardo, l’assessore ai lavori pubblici ha presentato a Campiglio, prima ancora che alla giunta provinciale, il “vero” collegamento, quello in grado di incidere sulla mobilità tra le due stazioni turistiche. I più non si sono resi conto dello scambio di obiettivi tra questo progetto e quello approvato lo scorso anno. Infatti il Pinzolo-Campiglio siglato lo scorso anno presso la sede del Parco, citava nelle premesse come si trattasse proprio della soluzione al problema della mobilità. Anzi, proprio per questo, il sistema piste-impianti assumeva il carattere dell’interesse pubblico, tale da giustificare che tre quarti del costo finale dell’operazione – oltre 50 miliardi del vecchio conio – fosse a carico del bilancio provinciale. La realtà ha dimostrato (il tempo è sempre galantuomo…) che il protocollo firmato lo scorso anno era incompleto (nessuno lascerebbe l’auto a Pinzolo per girovagare due ore sugli impianti prima di arrivare a Campiglio) e che il progetto presentato quest’anno è il vero sistema di mobilità alternativa. Va aggiunto che quest’ultimo progetto non si integra con quello dello scorso anno e con la nuova pista di Plaza. Se fossero realizzati entrambi, da Mavignola avremmo due diverse telecabine dirette a Colarin, con un impatto paesaggistico enorme!

Visto che il secondo progetto riveste realmente il carattere dell’interesse pubblico e data la riduzione di risorse, credo che a questo punto la Provincia farebbe bene a dirottare i fondi previsti per il secondo e terzo lotto del collegamento sciistico sul collegamento via telecabina Pinzolo-Mavignola-Campiglio e sulla realizzazione del sistema di mobilità interno a Campiglio. A questo punto, infatti, a Pinzolo potrebbero essere comunque soddisfatti: poiché potenzieranno sul Grual l’offerta del loro demanio sciabile con un costo ridottissimo, avendo sostenuto la Provincia la parte maggiore dei lavori e della ricapitalizzazione della società impiantista, tramite finanziamenti diretti, tramite la partecipazione di Agenzia dello sviluppo e quella dei Comuni locali con soldi che, per il 95 per cento, provengono dal fondo per lo sviluppo, altro capitolo del bilancio provinciale.

A Pinzolo potrebbero dunque mettersi il cuore in pace. Il secondo lotto, quello tra Grual e Plaza, non sarà mai realizzato: troppo grande è il suo impatto ambientale all’interno di un sito di importanza comunitaria, proprio nello stesso momento in cui è la stessa Provincia a richiedere il riconoscimento dell’Unesco per il Brenta! Nessun Tar potrà mai dar ragione a chi vuol sbancare il versante di Cavradoss, un’area vergine alle porte di Val Brenta, nel cuore del più selvaggio dei gruppi dolomitici. Se gli ambientalisti hanno perso la battaglia legale sul Grual, vinceranno quella di Plaza: qui sta la vera linea del Piave tra la civiltà secolare del Trentino che ama e rispetta le montagne e l’inciviltà di una lobby di speculatori che si fa un baffo della più elementare sensibilità ambientale. Una lobby che non rappresenta l’intera comunità locale, ne’ tantomeno quella provinciale, anche se è riuscita a “vendere” di sè un’immagine di benefattrice.

Vengo infine alla Marmolada. Quello che è stato fatto sul suo ghiacciaio è scandaloso. Tra i danni alle rocce e quelli al manto innevato, la vetta della “regina” è stata ridotta in malo modo. Quel ghiacciaio è il punto più elevato della “via dell’acqua”, deturparlo significa violare un patrimonio pubblico di valore inestimabile. Ma evidentemente ci interessa di più acquistare l’ultimo modello di telefonino che non conservare i valori primari delle nostre montagne.

Mi chiedo come certe persone possano guardare in faccia i loro figli. Il filosofo Giuliano Pontata ha scritto che noi siamo “amministratori fiduciari” che “debbono rendere ragione del loro operato alle generazioni future”. Delle due l’una. O la Provincia imbocca con convinzione la via del riconoscimento dell’Unesco, facendo bene al Trentino d’oggi e del futuro, rivedendo il collegamento Pinzolo-Campiglio e salvando la Marmolada. Oppure tolga la maschera e dichiari di preferire gli arroganti speculatori di oggi anziché le future generazioni.

Roberto Bombarda

     

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